Trasparenza, Formazione, Flessibilità, Fiducia, Gender Equality. La COO Lucia Franchi svela la formula JSB.

September 18, 2024

Trasparenza, Formazione, Flessibilità, Fiducia, Gender Equality. La COO Lucia Franchi svela la formula JSB.

Lucia Franchi, Chief Operating Officer di JSB, racconta il suo percorso di carriera, a partire dalle motivazioni che l’hanno spinta a trasferirsi all’estero, fino al ritorno in Italia per prendere parte al sogno JSB. Una scelta maturata grazie alla perfetta aderenza tra inclinazioni personali e valori aziendali

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Lucia, raccontaci del tuo percorso di carriera. Sappiamo che la tua prima esperienza lavorativa è stata in P&G, ma all’estero: come ci sei arrivata?

Mi sono trasferita all’estero nel 1997, subito dopo la laurea in Chimica: la Procter & Gamble mi ha offerto un’opportunità all’estero e l’ho accettata immediatamente. Non solo per voglia di avventura e di mettermi in gioco, ma anche perché i pochi colloqui che avevo fatto nell’ambito delle PMI farmaceutiche e chimiche mi avevano lasciato con l’amaro in bocca. Ricordo ancora le parole di un dirigente di una azienda Toscana: “la assumerei volentieri, ma le donne hanno il brutto vizio di rimanere incinte”.

In JSB ho l’opportunità di costruire una realtà dove assunzioni e promozioni sono legate alla competenza e alle capacità personali e non al sesso o all’appartenenza ad un “salotto”.

Dopo 25 anni scopri la realtà di JSB e decidi di tornare in Italia. Cosa ha motivato il tuo ritorno?

È stato determinante l’incontro con il fondatore di JSB, Jacopo Montigiani. Mi ha parlato della visione, dei valori e della strategia aziendale, e mi è venuta voglia di partecipare a questo sogno mettendo a disposizione le competenze acquisite nelle mie esperienze internazionali.

Quali sono gli elementi distintivi e caratterizzanti che JSB possiede rispetto alle altre aziende presenti in Italia e/o all’estero?

Il modello business di JSB è improntato sulla costruzione di relazioni di fiducia durature con i nostri dipendenti e con i nostri clienti.

Il nostro modello di consulenza si basa sulla facilitazione: esistiamo per semplificare il lavoro dei nostri clienti in un’industria che è di per sé estremamente complessa e regolata.

Questi sono, a mio parere, elementi unici della JSB sia nel contesto italiano che internazionale.

Concretamente, questo richiede trasparenza nei confronti dei clienti e dei nostri consulenti: garantire la trasparenza nelle comunicazioni crea un ambiente in cui tutti lavorano in maniera serena. Lo trovo un aspetto davvero unico, che ho riscontrato raramente nelle aziende in cui ho lavorato, anche estere. Non tutti ti spiegano non solo il “che cosa” fare ma anche il come e il perché ci si impegna in determinate attività. Questo principio di buona comunicazione garantisce chiarezza nel processo decisionale e una spontanea “fidelizzazione” da parte dei dipendenti, che si sentono davvero parte della cultura e delle prassi aziendali. Dal canto suo, l’azienda offre autonomia alle persone e investe nello sviluppo delle loro competenze.

Un altro elemento unico della JSB è l’impegno per lo sviluppo di programmi di formazione che, infatti, sono molto accurati. Abbiamo un piano di induction (una scuola di formazione) con una strutturata serie di corsi, sia su temi generali (comunicazione efficace e gestione del cliente), che tecnici. A questo si affiancano programmi di training annuali, di coaching e una Leadership Academy per i livelli più avanzati.

Poi abbiamo inserito la figura del buddy: ogni dipendente è affiancato da una persona più esperta, una sorta di mentore, che fa da punto di riferimento. Un affiancamento che include anche i temi della diversity and inclusion. In futuro, prevediamo senz’altro iter di formazione specifici sulle tematiche antidiscriminazione e su quelle di genere.

A proposito di questo: il rapporto 2023 Women in Business registra un incremento del +0,5% nel numero di donne in ruoli di leadership, e un attuale 25% di posizioni da COO ricoperte da donne. In JSB ricopri il ruolo dirigenziale di COO. In materia di gender equality nelle posizioni apicali, quali sono a tuo avviso le sfide più urgenti e i margini di miglioramento?

C’è ancora molto da fare sia a livello governativo che aziendale. Il tema cruciale della gender equality resta quello della genitorialità: ho lavorato in paesi in cui esiste un “parental leave” equamente diviso fra i due genitori. Definire la cura dei figli come una responsabilità comune ha ricadute positive anche in termini di assunzioni e di prospettive di carriera: restare incinte non è più un ostacolo alla realizzazione femminile sul posto di lavoro, né un fattore di discriminazione. Così è stato per me.

I sistemi di mentorship che JSB ha messo in campo vanno appunto anche nella direzione della gender equality: le donne sono incoraggiate a “fare network” con persone che possono costituire un aiuto e una guida. Credo fermamente che raggiungere una gender equality sia come scalare una montagna in cordata: il successo dei singoli dipende dall’aiuto reciproco, anche in ottica maieutica, di sostegno condiviso durante il percorso di carriera.

Dati alla mano, nel mondo STEM il numero di donne che si laureano è ancora molto basso: nonostante ci siano molte opportunità di lavoro, si parla di 1 donna su 6, mentre per gli uomini oltre 1 su 3. A cosa si deve questa sottorappresentazione femminile nella formazione scientifica?

Sul rapporto fra donne e materie scientifiche esistono stereotipi molto radicati, e non solo in Italia. Così, oltre a un contesto che non aiuta, a causa di fortissime pressioni sociali si finisce per maturare la falsa prospettiva di un probabile fallimento.

Ecco perché poco fa parlavo dell’importanza di una visione “di cordata” e di role model, che offrano un esempio e un sostegno positivo: va ribadito che la strada percorsa da una è praticabile anche per tutte le altre.

Per questo da noi la figura del “buddy” funziona molto bene, prevedendo conversazioni regolari anche sul tema della genitorialità, del worklife balance e delle prospettive di carriera. Ne esce un processo virtuoso e a cascata, di sostegno reciproco fra le persone e fra le donne, a prescindere da ruoli e gerarchie. Ma soprattutto: basato sulla fiducia.

Secondo te, negli ultimi anni, ci sono stati cambiamenti riguardo alle opportunità di carriera femminili? E alla luce della tua esperienza: quali consigli daresti a una giovane donna italiana per intraprendere un percorso simile al tuo?

Sì, ho osservato miglioramenti e l’esperienza in JSB mi rende ottimista

In termini di gender equality, JSB costituisce probabilmente una felice riprova: il 70 per cento delle nostre dipendenti è donna. Anche nei ruoli manageriali raggiungiamo un 50 per cento di professionalità femminili.

Il primo consiglio che do alle giovani ambiziose è: ignorate i detrattori! Quelli che sostengono che le donne devono restare in casa con i figli, che non siamo adatte ad una carriera scientifica.

Il secondo è di coltivare il vostro network e individuare un mentor: una persona con più esperienza di voi nel vostro settore al quale rivolgersi per un consiglio, aiuto o semplicemente per essere ascoltate.

Dato il tuo ruolo di leadership, quali sono le ricadute della “filosofia JSB” sul livello di motivazione di un team?

La risposta dei gruppi di JSB è davvero lusinghiera. Le persone percepiscono la costruzione di un percorso condiviso e l’umiltà, anche da parte dei leader, di definire il viaggio e gli obiettivi come un work in progress. Per questo, quando si verificano situazioni potenzialmente tossiche si attiva una sorta di sistema immunitario interno che segnala il problema, proprio come un organismo reagisce con la febbre se rileva un virus.

Essere in JSB è quasi come appartenere a una famiglia: non si tratta di un lavoro in cui “si timbra il cartellino”. Credo che si tratti di una ricaduta positiva della trasparenza di cui parlavo poco fa.

In che modo riesci a mantenere un alto livello di motivazione e a creare un buon equilibrio fra i tempi di vita e di lavoro?

Ho il privilegio di lavorare in una realtà valoriale nella quale credo e mi riconosco. Questo per me è un generatore di motivazione molto forte. Certo, non tutte le giornate sono create uguali: a volte ci sono situazioni di stress, frustrazione e stanchezza. Mi aiuta “ritornare alle origini”: ripensare al motivo per il quale sono qui, in questo ruolo e in questa azienda. Una fonte di energia molto importante è anche la mia squadra: sono ragazzi giovani, intelligenti ed estremamente competenti.

A proposito di gestione dello stress, lo yoga è un’attività che ha avuto un impatto sul tuo stile di vita e anche sul lavoro? In che modo?

Anni fa ho preso un anno sabbatico e mi sono certificata come insegnante di yoga a Barcellona. Trovo che una sessione di Yoga alla fine di una giornata pesante sia una maniera fantastica di ridurre il livello di stress. Nello yoga è fondamentale la respirazione: ricorrere a tecniche di respirazione anche durante la giornata di lavoro mi aiuta a mantenere l’equilibrio.

L’esperienza di Lucia Franchi è la prova che quando i valori individuali e i valori aziendali combaciano, è possibile raggiungere un’alchimia che genera concretamente un impatto, non solo sulle persone e sull’organizzazione, ma anche sul mondo. 

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